26.8.14

Il flauto e la polvere luce a Bordeaux

In occasione di Temp'ora International Meeting 2014

Il flauto e la polvere luce

tratto da una poesia di Paolo Truzzi

Antonella Bini, flauto

Giovedì 28 agosto 2014
ore 17,30
Cenon, Bordeaux (F)


Antonella Bini

14.8.14

Per un ascolto consapevole


Indubbiamente mai come in questo periodo storico la musica ha avuto una diffusione così capillare.
Abbiamo a disposizione innumerevoli mezzi di riproduzione sonora, dagli ormai vetusti impianti stereo, al computer, all’I-pod e via discorrendo.
Allo stesso tempo, però, assistiamo ad una superficializzazione della diffusione musicale.
Chiarisco meglio questo punto: intendo dire che più sono diffusi i mezzi di riproduzione e più è facile ed immediato l’accesso ad essi, in ogni momento della nostra giornata, e più la nostra disposizione psicologica nei confronti dell’ascolto, grazie a questa estrema facilità, si impoverisce.
Ossia: più è facile l’accesso ai mezzi di riproduzione, più so che posso fruirne in ogni momento e meno attenzione pongo loro, per un paio di ragioni: 1) Posso accedere ad essi in ogni momento e quindi non dedico loro un tempo prolungato, sapendo di averli a disposizione come e quando voglio. 2) Avendoli a disposizione come e quando voglio, in ogni momento, altrettanto come e quando voglio li posso accendere per ascoltare musica qualunque altra cosa io stia facendo, relegando così la musica a mero sfondo, sottofondo a qualcosa d’altro. Di conseguenza la mia attenzione sarà limitata, se non assente; il sottofondo sarà semplicemente percepito come rumore di fondo, solo per riempire un silenzio che mi sgomenta perché vuoto (e qui occorrerebbe parlare dell’horror vacui, fenomeno che ha a che fare con l’estrema difficoltà che in genere gli uomini hanno a stare in silenzio con se stessi, ma toccherei un argomento che andrebbe approfondito ulteriormente in altra sede). E’ evidente che la conseguenza di questo atteggiamento sarà un drastico abbassamento della qualità musicale. La qualità della musica sarà infatti poco curata, essendo totalmente ininfluente il suo contenuto, dovendo fungere da mero riempitivo: quindi si tenderà ad utilizzare musiche di facile e piacevole ascolto, completamente prive di problematiche, che non impegnino spiritualmente ed intellettualmente. Anzi, più sono prive di problematiche e complessità, ovvero meno pongono domande ed interrogativi – quindi più sono costruite in modo semplice e lineare, privilegiando l’aspetto melodico, la preminenza di una melodia facile ed orecchiabile (assai spesso anche banale), immediatamente memorizzabile, oltre che una semplice armonia ed una struttura ritmica elementare – più sono gradite per il loro grado di rassicurazione: si circola nella sfera del già noto e perciò facilmente riconoscibile, già conosciuto e perciò capace di infondere sicurezza e non sollevare problemi.
Ne consegue che la musica venga relegata a mero intrattenimento, passatempo; la qualità dell’ascolto sarà quindi assai scarsa, essendo l’ascolto assai poco sviluppato ed esercitato per le ragioni precedentemente esposte.
Veniamo dunque alle modalità di ascolto, punto focale su cui concentrare la nostra attenzione. Se la modalità di fruizione più comune della musica è l'ascolto, parallelamente la modalità di fruizione più comune delle arti figurative è l'osservazione. E’ evidente che osservazione ed ascolto si muovano su piani di modalità ed atteggiamenti differenti. E’ la loro diversa natura ed è la conseguente abitudine comportamentale e culturale a far sì che venga posta loro un’attenzione (e quindi un atteggiamento, conscio o meno) differente. Mi spiego meglio: la vista è, giocoforza, più esercitata dell’udito. Non posso fare a meno di vedere, mi serve per muovermi liberamente nello spazio, evitare gli ostacoli e insomma condurre una vita quotidiana il più possibile esente da danni fisici. Quindi è alla vista ed al suo continuo esercizio – obbligatorio, istintivo direi – che dobbiamo la nostra quotidianità: non potendola escludere ed usandola sempre, in ogni momento, sarà ben più esercitata dell’ascolto, che è invece una facoltà su cui noi dobbiamo coscientemente intervenire per afferrare e comprendere un contenuto sonoro. Possiamo escludere l’ascolto volontariamente: ed assai spesso lo si fa, possiamo “chiudere” le orecchie assai più spontaneamente che non chiudere gli occhi per non vedere, cosa che appare un gesto innaturale e, in fondo, senza senso. Inoltre le arti figurative sono spaziali mentre la musica è un’arte temporale. Nello spazio ho sempre sott’occhio l'oggetto osservato (un quadro, una scultura, un’installazione, un edificio) su cui far scorrere in continuazione lo sguardo e del quale comparare i particolari e connetterli fra loro in una unità globale, potendo operare una continua modalità di osservazione pressoché simultanea. Invece, per quanto riguarda l’ascolto della musica, per percepire l’unità formale di un brano devo innanzi tutto fare grande attenzione (ripeto, cosa meno spontanea relativamente all’udito), e in secondo luogo devo operare l’esercizio della memoria: ovvero devo ricordarmi ciò che è stato detto precedentemente, connetterlo al dato sonoro presente ed agganciarlo a ciò che verrà detto in futuro, in un continuo gioco di inanellamento, concatenazione di episodi connessi tra loro. Per cogliere l’unità formale devo ricordarmi di ciò che è stato detto (anche a distanza di tempo), riconoscerlo e riconoscere anche le trasformazioni/derivazioni/variazioni che il materiale musicale subisce durante il dispiegarsi di un brano. E’ evidente che tale modalità presuppone un attento e profondo esercizio, pena la mancata o parziale comprensione di un contenuto musicale: occorre dunque recuperare una più attenta e approfondita capacità di ascolto, che ritengo essere la chiave per entrare, da fruitore, all’interno di brano musicale, in un processo di autentica comprensione. Si deve inoltre includere il fatto che un brano debba venir ascoltato e riascoltato per essere compreso profondamente, cosa che sarebbe logico avvenisse per un numero di volte proporzionale alla complessità del brano stesso. Azioni di questo tipo sono notevolmente impegnative ed è quindi naturale che il grande pubblico si rivolga a musiche che siano di facile ed immediata comprensione e non richiedano sforzi auditivi, che già al primo ascolto vengano immediatamente comprese e che ad un eventuale riascolto rinnovino il piacere del riconoscimento e della rassicurazione (il muoversi in un ambito sicuro e familiare), anzi vengano apprezzate proprio in ragione di questa loro capacità rassicurante. Ma vi sono anche altri motivi che portano ad una superficializzazione dell'ascolto, come ad esempio una generale impreparazione musicale, specie in Italia. Per comprendere profondamente il messaggio musicale di un’opera complessa occorrerebbe una sufficiente alfabetizzazione musicale - anche se forse non è indispensabile, dato che molti appassionati ascoltatori non necessariamente conoscono tecnicamente la musica. E’ però probabile che costoro siano ascoltatori abituali fin dalla loro più tenera infanzia, al che si innesta una ulteriore fondamentale considerazione: necessità assoluta che l’approccio alla Musica, il suo studio - la tanto vituperata quanto necessaria Educazione Musicale - sia presente nella formazione dell'individuo fin dall'inizio della propria storia personale. E' dunque auspicabile che la Musica divenga materia curricolare, quindi presenza costante nei programmi ministeriali, a partire fin dalla scuola dell’infanzia, essendo notoriamente i primi anni di vita determinanti nella formazione di una qualsivoglia sensibilità.
 Quindi la Scuola è responsabile della (mancata) diffusione di una profonda ed autentica cultura musicale, ed è assolutamente urgente che se ne faccia carico: è importante rilevare come la musica, nonostante la presenza di tanti operatori assai preparati - parlo di insegnanti che sono ottimi musicisti ed allo stesso tempo ferrati pedagoghi - all’interno dello stesso sistema scolastico, sia ancora una cenerentola). Quando a livello ministeriale, quindi partendo dall'alto, sarà dato un sufficiente spazio e riconoscimento alla Musica come uno dei componenti fondamentali della formazione della persona; quando si capirà che la conoscenza di Perotinus o Guillaume de Machaut è altrettanto importante per una formazione culturale, spirituale ed umana completa, quanto la conoscenza di Giotto o Dante Alighieri, avremo compiuto un bel balzo evolutivo.

11.8.14

Wallpaper studio

Per la stagione 2014 dell'Auditorium Città di Maccagno

Wallpaper studio
per pianoforte solo

Stefano Borsatto, pianoforte

Lunedì 18 agosto 2014 
ore 21
Maccagno (VA), Auditorium

Ingresso libero